Il 27 marzo 2009 siamo entrati in questa fabbrica dismessa da oltre 20 anni. Sfidando lo spettacolo di totale abbandono delle sue strutture, abbiamo scelto di rimanere e di rigenerare questi spazi per inventarci una casa e per restituirli al contempo al quartiere di Tor Sapienza e alla sua storia. Tra queste mura che un tempo hanno ospitato la Fiorucci e le attività di allevamento, macellazione e insaccamento dei suini, oggi vivono 52 nuclei familiari che hanno recuperato i manufatti e li hanno resi abitabili, si sono mischiati tra loro con storie di vita e culture differenti. Veniamo dall’Africa, dall’Europa dell’Est, dall’America Latina, dall’Italia. Molti di noi sono rifugiati che il sistema corrotto dell’accoglienza non ha saputo tutelare, sfrattati che non hanno più potuto pagare il costo esorbitante degli affitti, rom che si sono ribellati alla ghettizzazione dei campi. Una realtà viva e complicata che si è arricchita della presenza del MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia), un’esperienza che ha conquistato gli abitanti e il territorio, fornendo un’ulteriore difesa per quest’impresa coraggiosa.
Il tetto sulla testa ci ha consentito di organizzare la nostra vita con dignità e la dimensione di comunità che si è generata ha acceso nuove speranze. Oggi siamo 175 residenti, con 77 minori (27 tra gli 11 e i 18 anni, 50 sotto i 10 anni), e 8 bambini nati tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016. Vite in fermento dunque, che stanno realizzando dentro questo spazio occupato aspettative e desideri da concretizzare. L’esperienza della cucina meticcia, la gestione del riuso e del riciclo di materiali abbandonati, la ludoteca e il doposcuola, il progetto di ambulatorio pediatrico autogestito, il campo di calcio che ospita da diversi anni il Mediterraneo Antirazzista, gli eventi organizzati dal MAAM con il contributo di centinaia di artisti.
Tutto questo non può finire!
La proprietà, CA.SA. Srl di Caporlingua e Salini (il più grande general contractor italiano nel mondo), sta producendo forti pressioni per tornare in possesso dell’area, con l’intenzione di radere al suolo le nostre vite, 500 opere d’arte, un bene di archeologia industriale che custodisce un pezzo importante di memoria di un territorio minacciato dalla costruzione incontrollata di nuovi palazzi che rimangono disabitati, dal fiorire dei supermercati e dalla diffusione delle slot machine. La magistratura sembra schierarsi dalla loro parte, sia con un processo contro 4 attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare accusati di occupazione e perfino di furto di corrente, sia con la denuncia di una grande parte degli abitanti che hanno ricevuto circa un mese fa l’elezione di domicilio e hanno dovuto nominarsi un avvocato di fiducia.
Il 10 maggio 2016 ci sarà un’udienza importante e tutti noi saremo a piazzale Clodio dalle ore 9 del mattino per animare la piazza antistante il tribunale con le esperienze che abitano e che attraversano questo spazio.
Non possiamo lasciare che la nostra storia venga cancellata dalle necessità speculative della rendita, dall’articolo 5 di un fallimentare “Piano casa” voluto da Lupi e da Renzi che invece di trovare soluzioni concrete per chi ha bisogno punisce chi occupa per necessità negandogli la residenza e l’allaccio delle utenze, dal pretenzioso ripristino di una legalità non disponibile a misurarsi con la legittimità dell’esperienza che si vuole condannare, in una città dove l’emergenza abitativa è un business che dura da oltre 20 anni e dove una delibera regionale che afferma la necessità di case popolari da recuperare attraverso il costruito, senza ulteriore consumo di suolo, rischia di rimanere inattuata per la miopia di amministrazioni che non sono in grado di misurarsi con comunità che stanno rigenerando in termini sociali e culturali le periferie.
Ti aspettiamo! Non mancare!
Le abitanti e gli abitanti di Metropoliz