Mediterraneo Antirazzista 2018 #FreeKick

Venerdì 15/6

ore 18.30 inaugurazione della mostra fotografica “La città è di chi se la gioca!” di Daniele Napolitano

ore 19 partita inaugurale del torneo: dai un calcio al razzismo, gioca lo sport popolare!

ore 20 INCONTRO tra comunità migranti in lotta e apericena

Sabato 16/6 

ore 9 iscrizione squadre al TORNEO di calcio a 5 (5-9 anni, 10-14 anni)

ore 9.30 inizio partite

#6alMAAM

ore 10

250 KG DI ME performance di Cristiano Quagliozzi e Francesca Fini

NOT MODULAR Allestimento audio di Daniela Spaletra e Andrea Luporini nella Stanza di Preghiera

“LA VITA, FORSE L’ARTE” Allestimento di Gabriele Mauro

Consuelo Mura _PSICHE

ore 14.30 Installazione sonora del duo FREDDIE COBRA (tromba e batteria). Musica improvvisata nei luoghi dedicati all’arte contemporanea

ore 16 ORANGE-JUSTICE
Live performance di Monica Pirone

ore 18 Laboratorio rap per bambin*_ presentazione, lettura e auto costruzione della favola “NELLA BOLLA DI SAPONE” a cura di Befilmaker

ore 19 “COLONIA PANKSEPP IN VILLEGGIATURA”  ovvero Topunque, Topocanto e altre Topindustrie di artisti§innocenti. Roditorelax strabiliante ed alimentare con performance museale innocente ad uso di MAAM 

ore 21.30

LA MACCHINA  A PERCUSSIONE

Due sponde dello stesso mare. Concerto incontro di Musica GNAWA e JAZZ  a confronto sulle diverse origini della musica percussiva

Concept Marcho Gronge/ Introduzione dell’antropologo Stefano Portelli

Concerto ensamble con ETTORE FIORAVANTI e ABDERRAZAK TELMI

Cucina meticcia attiva/Sottoscrizione 5 euro

Domenica 17/6

ore 9 iscrizione squadre adulti al TORNEO di calcio a 5 (15-99 anni)

ore 9.30 inizio partite

Piazzetta davanti al Centro Culturale Municipale Giorgio Morandi

ore 17

ESIBIZIONI di difesa personale e zumba a cura del Centro Culturale Municipale Giorgio Morandi

LABORATORIO CREATIVO “Beads, Boats and Beats” a cura di Junior Art Club

STREETBALL per bambin*

Realizzazione di un murales alieno

ore 18  Presentazione libri:

“De CORE, il marziano è vivo e lotta insieme a noi”, Edizioni il Galeone_ con Andromalis

“UFOCICLISMO – Atlante tattico ad uso del ciclista sensibile” Nerosubianco Edizioni_con Cobol Pongide e Daniele Vazquez

ore 19.15  Concerto: Cobol Pongide – Live Set

www.mediterraneoantirazzista.org Fb: Metropoliz Lab

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25 APRILE TOR SAPIENZA OGGI COME IERI ANTIFASCISTA

Il 25 aprile vogliamo attraversare le strade di Tor Sapienza per ricordare l’anniversario della liberazione dal fascismo, attualizzando una memoria che dobbiamo ricostruire collettivamente.

In un territorio che ha contribuito alla lotta contro il fascismo, che è stato protagonista delle lotte operaie nelle fabbriche come della battaglia contro il tav, dobbiamo riconnettere un tessuto comune in grado di affrontare le problematiche di una periferia lasciata in mano al caporalato, ai grandi capitali e agli interessi criminali della speculazione immobiliare, degli ipermercati e delle sale slot.

Dobbiamo ricostruire la memoria difendendo il territorio dall’abbandono e dall’incuria, affrontando le questioni sociali e ambientali senza scaricare sui più deboli la rabbia diffusa.

Dobbiamo combattere le cause del degrado che spesso si trasforma in senso di insicurezza difendendo la nostra libertà e i nostri diritti: alla casa, alla salute, all’autodeterminazione, alla mobilità, all’istruzione, al lavoro, al reddito, alla cultura e alla socialità.

Per questo il 25 aprile, partendo dal piazzale dell’ex stazione di Tor Sapienza attraverseremo i luoghi della memoria e delle lotte di ieri e di oggi, per tracciare un percorso fino al Casale della Cervelletta, un bene comune assunto a simbolo che deve essere restituito alla collettività sottraendolo all’isolamento, all’incuria e alla prossima speculazione.

Riprendiamoci il nostro quartiere! 
Oggi come ieri Tor Sapienza antifascista!

Collettivo territoriale Roma Est

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Lettera aperta agli abitanti e alle abitanti di Tor Sapienza. Per superare il degrado e l’abbandono, lottando insieme!

Ancora una volta questo quartiere è sotto i riflettori della stampa e delle televisioni. Sono molti i personaggi e le forze politiche interessati a questa pubblicità e spesso la maggior parte degli abitanti sta a guardare, cercando di capire se tutta questa attenzione porterà qualcosa di buono ad un quartiere che avrebbe bisogno di una diversa cura.
Un quartiere arrabbiato che non si schiera e che, per questo, rischia di favorire la strumentalizzazione di chi viene da fuori e vuole approfittarsi delle nostre sofferenze.
Il comitato di quartiere, nonostante l’utile lavoro di raccolta di informazioni sulle mille problematiche del territorio, sta cavalcando di fatto l’attenzione morbosa dei media sul campo rom di via Salviati, con il rischio che chi viene da fuori ed è in cerca di protagonismo e di consenso possa commettere azioni terribili e senza senso. Da questo punto di vista ci domandiamo: cosa hanno in comune il quartiere dell’Esquilino con Tor Sapienza?
Alzare la tensione è sempre pericoloso come ci dovrebbe pure ricordare l’assalto al Centro Rifugiati di Viale Morandi. Si riuscì solo a cacciare via i migranti (dopo averne duramente malmenati alcuni) e a rimediare denunce, per il resto le cose sono rimaste tutte come prima.
Nessuno però ha deciso di passare seriamente all’azione sulle questioni brucianti di Tor Sapienza che continua ad essere insultata e presa in giro, sia al Morandi come nella parte storica.
Vengono cancellate linee di autobus, non si interviene sulla presenza massiccia di amianto, si usa il territorio come luogo dove scaricare tensioni e problemi, i piccoli negozi chiudono mentre aprono sempre di più i grandi centri commerciali, il piano di zona è fermo, con i condomini di Caltagirone che sono rimasti a metà ed invenduti, mentre potrebbero diventare una soluzione per tante giovani coppie del quartiere se solo ci fosse la volontà politica d’intervenire, l’abbandono scolastico sta aumentando in maniera esponenziale.
Forse sarebbe ora di alzare la voce anche su queste questioni! Per costringere l’amministrazione comunale e municipale a dare delle reali risposte! O pensiamo davvero che con eventuali tentativi di aggressione al campo di via Salviati si risolvano magicamente questi problemi?
Come tanti, siamo concordi nel volerlo vedere chiuso subito, ma con soluzioni degne, affinché si evitino altre forme di ghetti etnici che vedono la maggioranza degli stessi rom lasciati alla mercé di mafiosi interni ed esterni, siano essi rom, cooperative, faccendieri o politicanti di mestiere.
Quando i riflettori saranno spenti ne riparleremo.
Di fronte al pessimo spettacolo offerto da chi amministra la città noi dobbiamo dimostrare che siamo un’altra cosa. Siamo quelli che per vivere devono sudare un reddito e che per pagare un affitto o un mutuo spesso ci roviniamo. E anche noi, gli abitanti di Metropoliz, abbiamo combattuto con tutto questo, subendo sfratti e pignoramenti, ma un giorno, costretti dalla necessità, abbiamo deciso di ribellarci e siamo entrati nell’ex fabbrica Fiorucci, recuperando gli spazi abbandonati e abitandoli.
Abbiamo tolto dal degrado un luogo, ridandogli vita, offrendo al territorio uno spazio di confronto e di incontro sociale e culturale.
Per questo ci sentiamo a tutti gli effetti coinvolti in quello che accade in questo quadrante. Perché i nostri figli vengono a scuola qui ed è sempre qui che viviamo la nostra quotidianità.
Condividiamo in tutto e per tutto la vita di questo quartiere e non possiamo mostrarci indifferenti quando accadono cose come quelle che hanno richiamato stampa e tv.
Pensiamo che insieme possiamo costringere il Municipio e il Comune di Roma a guardare con altri occhi questo territorio. Chiediamo allora subito un consiglio municipale aperto agli abitanti da svolgersi a Tor Sapienza.
Un appuntamento al quale devono partecipare gli assessori comunali con la disponibilità ad ascoltare le richieste di chi a Tor Sapienza ci vive, per accoglierle e realizzarle in tempi definiti.
A chi pensa di usare Tor Sapienza come palestra sociale per raccogliere una manciata di voti, dobbiamo rispondere insieme: non ci provate! Avete governato tutti da sinistra a destra e siete stati una grande schifezza.
Ora l’attuale maggioranza è a un bivio, vediamo che strada prende. Noi a prescindere da tutto ciò proviamo a costruire un fronte comune di lotta che non sia diviso da pulsioni razziste e che non trovi un punto comune magari grazie alla cacciata dei rom, ma grazie alla volontà di contrastare la guerra tra poveri per non farci distogliere dai veri obiettivi: più servizi e dignità per tutti!
Le energie di questo quartiere hanno ben altra storia, di sudore e fatica, di lotte e diritti conquistati, di battaglie contro il consumo del territorio e per la difesa dell’ambiente.
Tiriamola fuori quest’energia, siamo tante e tanti e non abbiamo bisogno di “aiuti” dall’esterno.
Forza Tor Sapienza, non ci arrendiamo!

Blocchi Precari Metropolitani – Metropoliz_ città meticcia

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L’antropologo Marc Augé al Maam (audio dell’incontro)

marc-augeLo scorso 10 dicembre il  MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia) – in collaborazione con “Più libri più liberi” (Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria) – ha ospitato l’incontro con l’antropologo francese Marc Augé.

Nel corso del dibattito con Giorgio de Finis, Marino Sinibaldi, Luca Bergamo e Gigi Riva intorno al tema “Io è un Altro” e il suo reciproco, Augé ha definito il MAAM un Super-luogo perché è una comunità attiva dove si stanno creando legami tra persone diverse, che protegge i rifugiati, i poveri, gli esclusi.

 

  • Il comunicato di Più libri, più liberi

L’antropologo Marc Augé al MAAM: il comunicato di Più libri più liberi

“L’arte protegge i rifugiati”: così l’antropologo Marc Augé, nell’incontro al MAAM con Giorgio de Finis e Marino Sinibaldi, con la partecipazione di Luca Bergamo e Gigi Riva Roma, 10 dicembre 2016. Questa mattina alle 11 al MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia si è svolto un incontro speciale di Più libri più liberi, un fuori fiera focalizzato sulle periferie, sul rapporto con l’altro, sulla difesa dei diritti civili. “Io è un Altro” e il suo reciproco, questo il titolo dell’appuntamento, che ha visto la partecipazione di Marc Augé, Giorgio de Finis e Marino Sinibaldi, insieme a Luca Bergamo, assessore alla Crescita Culturale del Comune di Roma e a Gigi Riva, giornalista de L’Espresso. “In questo luogo, che non ha paragoni che io conosca, l’arte protegge i rifugiati” ha commentato l’antropologo Marc Augé, che riconosce agli artisti un carattere vivificante, una istanza rivoluzionaria e democratica, la capacità di evocare, contro l’apparente immutabilità delle cose, uno stato nascente, di donare “a tutti e a ciascuno l’occasione di vivere un nuovo inizio”. Il teorico dei non-luoghi è arrivato a definire un “super-luogo” questo spazio dove si incontrano le persone con la cultura e dove si è creata una vera comunità. E sul rapporto Io-Altro, Augé ha spiegato: “è perché ogni individuo è consapevole della presenza in lui di una dimensione generica che può sentirsi vicino a qualsiasi altro essere umano. Tuttavia, la consapevolezza che, secondo le parole di Rimbaud, ‘Io è un Altro’, non conduce necessariamente alla proposizione inversa e reciproca: ‘l’Altro è un Io’”. Nessun posto meglio del Maam avrebbe potuto ospitare e ispirare questo tipo di riflessioni: nato dall’occupazione dei movimenti per il diritto all’abitare e altre realtà sociali, oltre a esporre le opere di artisti contemporanei, il museo offre attualmente un tetto a 200 persone e famiglie in emergenza sociale, che sulla loro pelle sperimentano ogni giorno che cosa vuol dire vivere senza diritti. “Userò tutti gli strumenti di legge a disposizione per preservare questo luogo”, ha commentato l’assessore Luca Bergamo, “è un museo vivente diventato ormai parte strutturante della vita sociale delle persone: è il primo museo che vedo, e ne ho visti diversi al mondo, in cui le persone vivono nel museo. È un modello su cui bisogna ripensare i musei, per farli essere parte attiva di un cambiamento culturale. Il mio impegno è portare questa esperienza, questo approccio nei musei e negli spazi culturali di Roma”. La giornata per questo incontro è stata scelta con cura: il 10 dicembre di sessantotto anni fa, fu ratificata, a Parigi, la Dichiarazione universale dei diritti umani. Attualmente molti degli articoli di questo codice etico internazionale risultano di fatto inapplicati, anche sull’onda dell’aumento progressivo e incessante della diseguaglianza che caratterizza il modello di sviluppo perseguito dalla globalizzazione, con un 1% della popolazione mondiale che possiede il 46% delle risorse disponibili e un 50% della popolazione mondiale che non possiede nulla.

http://www.plpl.it/comunicati-stampa/lantropologo-marc-auge-al-maam/

  • Roma, ‘Più libri, più liberi’ di scena al Maam. Bergamo: “Farò di tutto per preservare questo luogo” (Repubblica)

http://roma.repubblica.it/cronaca/2016/12/10/foto/roma_maam_il_museo_dell_altrove-153840601/

  • L’evento del MAAM
    “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”Il 10 dicembre di sessantotto anni fa, fu ratificata, a Parigi, la Dichiarazione universale dei diritti umani. Attualmente molti degli articoli di questo codice etico internazionale, redatto dopo le carneficine del secondo conflitto mondiale, l’Olocausto nazista e le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, sono di fatto inapplicati. E non solo dagli Stati che, pur dentro la compagine delle Nazioni Unite, non vi si potevano conformare – perché caratterizzati, ieri e oggi, da regimi totalitari – ma anche da coloro che l’hanno voluta e sottoscritta. La Francia, patria della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, i cui princìpi sono alla base della carta redatta nel secondo dopoguerra, ha sospeso l’applicazione della Cedu dichiarando lo stato di emergenza in risposta agli attacchi jihadisti subiti, per un tragico scherzo del destino proprio a Parigi e a Nizza, dove fu firmata la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.Non ci soffermeremo sulla questione di come possano essere “sospesi” i diritti universali dell’uomo, tra cui quelli a un equo processo o alla libertà di espressione, senza automaticamente negare l’umano e uscire dallo stato di diritto.
    Ma l’attacco massiccio nei confronti dei diritti umani non è solo una questione inerente la “sicurezza” e le leggi speciali in tempo di “guerra” (il diritto a proteggersi, da un male, quello del terrorismo, che molti autori considerano peraltro una malattia autoimmune, basterebbe a consentire uccisioni, torture, carcerazioni preventive e altre barbarie?). Ha a che vedere soprattutto con l’aumento progressivo e incessante della diseguaglianza che caratterizza il modello (unico) di sviluppo perseguito dalla globalizzazione, con un 1% della popolazione mondiale che possiede il 46% delle risorse disponibili e un 50% della popolazione mondiale che non possiede nulla. Due miliardi di persone, appartenenti a questo 50%, ci ricorda Alain Badiou in un libro appena tradotto per i tipi Einaudi1, “non dovrebbero esistere”, perché non sono, e non possono diventarlo, né produttori né consumatori: “…passare da quelli che dovrebbero non esistere alle pratiche mirate alla loro inesistenza, il passo è breve”. Sono le “vite di scarto” di cui parla Bauman. Umanità in esubero, esistenze da rottamare. Un modo per negare questa fetta di umanità è proprio non riconoscerle i diritti. Basti pensare agli accordi di Dublino, che vietano a profughi e migranti quella libertà di movimento che nessuno si sognerebbe di negare ad altre categorie umane meglio equipaggiate economicamente (studenti stranieri, uomini d’affari, turisti) costringendoli a restare nel primo paese di arrivo, quale che fosse la destinazione desiderata.
    Il passo dopo è lo “sterminio”. È improprio chiamare così la mattanza che si svolge nelle acque del Mediterraneo, con i cadaveri che si arenano sul bagnasciuga a pochi metri dai villeggianti che prendono il sole? O quello delle popolazioni africane decimate dall’Aids e dalle epidemie (che non si arrestano perché le multinazionali dei farmaci non sono disposte a rinunciare a una quota dei profitti, permettendo le cure anche a chi non è in condizione di pagarle)? O ancora le vittime ignorate delle mille guerre “minori” che si combattono con il fine di “zonizzare” interi territori e permetterne il saccheggio…Interrogarsi oggi sui diritti dell’uomo non è, dunque, un esercizio storiografico, vista la portata delle diseguaglianze cui assistiamo. “A un certo grado di diseguaglianza, parlare di democrazia o di norma democratica non ha più alcun senso”, conclude Badieu nel volume citato.
    Mi chiedo, e chiedo a Marc Augé, se c’è una soglia relativa alla disuguaglianza oltre la quale parlare di “genere umano” diventa impossibile. Dato lo stato delle cose, delle due l’una, o si aboliscono i diritti dell’uomo o si espelle dall’umanità una parte (sempre crescente) della popolazione mondiale. I diritti saranno appannaggio solo dei cittadini facoltosi (gli unici “cittadini”, appunto).Scrive a proposito l’antropologo francese: “è perché ogni individuo è consapevole della presenza in lui di una dimensione generica che può sentirsi vicino a qualsiasi altro essere umano”2. Ma, ricorda Augé, “la consapevolezza che, secondo le parole di Rimbaud, ‘Io è un Altro’, non conduce necessariamente alla proposizione inversa e reciproca: ‘l’Altro è un Io’”!
    L’Altro che non vogliamo riconoscere come un Io non è più lo straniero (il portatore di valori, usi e costumi differenti, sempre difeso, in nome della relatività delle culture, dall’antropologo), ma il povero. È lui il bersaglio della xenofobia e del razzismo della nostra epoca. L’alterità culturale ci appartiene (viaggi, cucine etniche, world music…), la povertà ci terrorizza, perché essa ci ricorda, come uno specchio nel quale non si vuole guardare, che basta poco per trovarsi dall’altra parte.

    Credo che non ci sia luogo migliore di Metropoliz, l’occupazione abitativa che ospita il MAAM, per affrontare questioni come queste. Perché a Metropoliz non sono questioni “astratte”. In questo strano museo di risulta, come è stato definito, vivono uomini, donne e bambini che sulla loro pelle sperimentano ogni giorno che cosa vuol dire vivere senza diritti. Sono loro, gli uomini, le donne e i bambini di Metropoliz e delle altre occupazioni romane e italiane, i destinatari dell’art. 5 del Piano Casa, il decreto legge Renzi-Lupi n. 47 del 28 marzo 2014 che ha stabilito che chi vive in uno spazio occupato (vale a dire chi non può pagare un affitto o comperare una casa) non ha diritto alla residenza, e senza la residenza non si possono rinnovare i documenti, iscrivere i figli a scuola, votare, avere un’assistenza medica, chiedere e ottenere la cittadinanza italiana se si è stranieri. E ci sono i militanti del movimento di lotta per il diritto all’abitare, vero obiettivo “politico” della legge, perseguitati e sottoposti a misure restrittive perché hanno deciso di ribellarsi al “destino” che è stato loro assegnato. E poi ci sono gli artisti, che da quattro anni proteggono la “città meticcia” insediatasi al 913 di via Prenestina, sottoscrivendo con le loro opere il diritto all’abitare, alla salute, al lavoro… ma anche quello alla bellezza, allo studio e alla cultura per tutt*.
    Agli artisti Augé riconosce un carattere vivificante, una istanza rivoluzionaria e democratica, la capacità di evocare, contro l’apparente immutabilità delle cose, uno stato nascente, di donare “a tutti e a ciascuno l’occasione di vivere un inizio”4, snidando, proprio come l’antropologo, “il culturale e l’artificiale sotto la maschera della natura”. Il mondo come lo conosciamo forse può essere rovesciato, ad arte5! [gdf]

    1 Cfr. A. Badiou, Il nostro male viene da lontano, Einaudi, Torino, 2016.
    2 Cfr. M. Augé, L’antropologo e il mondo globale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
    3 Vedi quanto scritto dagli avvocati Bartolo Mancuso e Carlo Guglielmi, L’art 5 del piano casa di Renzi e Lupi e il diritto di esistere,
    4 Cfr. M. Augé, Op.cit., Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
    5 Cfr. G. de Finis, F. Benincasa, A. Facchi (a cura di), Exploit. Come rovesciare il mondo ad arte. D-istruzioni per l’uso, Bordeaux edizioni, Roma, 2015.

https://www.facebook.com/events/433773016746919/

 

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Prenestina liberata! 8/9/10 luglio @Monfortani_Metropoliz_4stelle #takethecity

prenestina liberata

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9/7 Secondo incontro “Dentro e contro l’università fabbrica della città:per una nuova (con)ricerca sul diritto all’abitare”.

Venerdì 20 maggio a Metropoliz si è svolto un incontro dal titolo “Dentro e contro l’università fabbrica della città: per una nuova (con)ricerca sul diritto all’abitare“. L’incontro è nato dall’ambizione di coinvolgere ricercatori e ricercatrici che, attraverso diversi approcci metodologici, si stanno cimentando con il tema delle occupazioni abitative e del diritto alla città, rifuggendo dalle tre prospettive che di solito dominano il mainstream: approccio vittimizzante; approccio criminalizzante; approccio istituzionale incentrato sul tema della rigenerazione urbana. Ciò che è emerso già in prima battuta è l’eterogeneità dei campi disciplinari da cui le ricercatrici e i ricercatori provengono e nei quali inscrivono il loro lavoro. Scienziati politici, antropologi, urbanisti, filosofi, statistici, sociologi tutti i profili coinvolti mettono al centro delle loro indagini aspetti diversi e collegati allo stesso tempo, facendo emergere l’urgenza, teorica e metodologica di un approccio alla questione che non si riduca a quelli mainstream.

Quale che sia l’angolazione scelta, infatti, ciò che viene regolarmente espunto sono le pratiche di vita e conflitto quotidiane che gli/le occupanti migranti ed italiani/e mettono in atto in tali luoghi, a partire dalla necessità di rispondere ad un bisogno primario, quello della casa; una necessità a cui le istituzioni da decenni non riescono ad offrire alcuna risposta, se non in termini di lucro sulla gestione dell’emergenza, del resto provocata ad arte dall’impennata degli sfratti, dei pignoramenti e dalla carenza strutturale di edilizia popolare. I ricercatori e le ricercatrici intervenut* a Metropoliz hanno invece condiviso progetti di ricerca, prospettive metodologiche e proposte su come articolare un discorso comune sulle occupazioni che rompa l’isolamento accademico in cui spesso vengono relegati approcci non piegati a prospettive mainstream, e sganciati dalla limitazione di risorse che coinvolge le università italiane a seguito delle varie riforme che si sono succedute specialmente nell’ultimo decennio, e che vanno a detrimento in primo luogo dei progetti che portano avanti prospettive critiche e progetti di lungo periodo come quelli etnografici.

Fin dai primi interventi, abbiamo dibattuto il ruolo del ricercatore e della (con)ricerca rispetto a conflitti come quelli portati avanti dai movimenti per il diritto all’abitare, con riferimento all’inevitabilità per il/la ricercatore/ricercatrice stess* di assumere il proprio posizionamento come punto di partenza per un’elaborazione teorica all’altezza della materialità delle pratiche e delle forme di vita messe in campo dai movimenti. Se, quindi, secondo alcun*, i percorsi di ricerca e quelli di militanza/attivismo sono incompatibili, essi sono considerati da tutt* almeno paralleli, poiché producono strumenti reciprocamente utili alla produzione di un sapere critico e politicamente schierato che abbia la funzione di allargare le contraddizioni già latenti. Un esempio per tutti: la crescente insofferenza di molti studiosi nel campo della statistica rispetto all’articolo 5 del Piano Casa, che produce una significativa distorsione negli strumenti di elaborazione anagrafica per l’impossibilità di registrare le persone nei loro indirizzi di residenza.

E proprio l’articolo 5 e la negazione contestuale delle residenze (e quindi dell’accesso ai servizi fondamentali come salute e istruzione) sono esempi emblematici dei dispositivi messi in campo da città ostili contro poveri e migranti, a cui si contrappongono le occupazioni come città meticce dove si riscoprono forme di prossimità, cooperazione e recupero di reddito indiretto. Molti dei progetti di ricerca descritti nel corso dell’incontro hanno inoltre esplicitato un tema spesso presente in controluce nelle pratiche e nei dibattiti tra attivisti e attiviste dei movimenti, ossia il “rischio” che le occupazioni abitative come ipotesi di sottrazione dal meccanismo di cattura nel debito nella forma di affitto e mutui si trasformino in ammortizzatori sociali che suppliscano all’assenza di forme di welfare ed edilizia residenziale pubblica erose da decenni di scelte gestionali della città a favore della costruzione privata, del cemento e ulteriormente colpite dalla crisi economica e dai tagli imposti dalle politiche di bilancio improntate all’austerità. Alla ricerca militante, dunque, il compito di indagare, ed eventualmente approfondire, queste aporie e contraddizioni che, tramite un’analisi minuta e onesta delle forme di autorganizzazione, sappiano analizzare le logiche sottese alle politiche di welfare, il loro rapporto con il mercato e forme “dipendenti” di riproduzione sociale, oltre che il modo in cui la logica mercantile del capitalismo abbia imposto la creazione non solo di nuove forme di organizzazione politica, soggettività e discorsi comprensibili per questa nuova composizione, ma vere e proprie forme di vita alternative all’interno di ambienti urbani sempre più frammentati e conflittuali.

Per quanto l’ostilità delle città renda necessarie delle forme anche conflittuali di riappropriazione collettiva degli spazi, queste stesse forme rendono possibili modalità “meticce” e sperimentali di vita quotidiana, nelle occupazioni abitative, nella costruzione di socialità, nel lavoro quotidiano nei quartieri, che diventano punti di riferimento per i territori dove si trovano. Tutti questi elementi, come sottolineato dagli attivisti e dalle attiviste presenti al dibattito, conferiscono ai movimenti per il diritto all’abitare uno spessore che spesso hanno a propria insaputa, e che i ricercatori e le ricercatrici presenti al dibattito mirano a coagulare collettivamente a partire da alcuni elementi comuni.

Da questo vivace incontro tutti e tutte i/le partecipanti hanno espresso la volontà di dare seguito a questo spazio di discussione, anche coinvolgendo altri ricercatori e ricercatrici impegnati nello stesso ambito, oltre che coinvolgendo gli abitanti e i/le attivisti presenti nelle occupazioni abitative, con cui costruire un vero percorso di con-ricerca e una nuova comprensione reciproca del proprio agire. Sono inoltre emerse proposte di lavoro, tra cui l’idea di scrivere un testo collettivo che dia voce alla polifonia di approcci e progetti discussi, per andare oltre la lettura mainstream delle occupazioni come spazi illegittimi o meri contenitori di marginalità urbana.

Questo report, pertanto costituisce anche l’invito per un nuovo appuntamento, il 9 luglio a partire dalle ore 11 a Metropoliz (via Prenestina 913), in cui ritrovarci per lavorare collettivamente e trovare un terreno comune “dentro e contro l’università fabbrica della città”, e per immaginare nuovi percorsi autonomi di (con)ricerca sul diritto all’abitare.

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Mediterraneo Antirazzista 2016

mediterraneo2016webE’ in arrivo la IX edizione del Mediterraneo Antirazzista, un evento politico, sociale e culturale che mette al centro lo sport come strumento per abbattere frontiere e affermare diritti.

Dal quartiere Zen dov’è nato, il Mediterraneo antirazzista si è diffuso nelle periferie di Roma, Napoli, Genova e Milano, sbarcando l’anno scorso anche a Lampedusa.

La tappa on the road 2016 romana si giocherà a Metropoliz il 20-21-22 maggio e sarà dedicata a tutti quelli che lottano per realizzare il proprio desiderio di libertà, distruggendo muri e abbattendo frontiere.

Vi aspettiamo!

Laboratorio Metropoliz_città meticcia

mediterraneo-progr-webProgramma

20 maggio

ore 18 incontro

“Dentro e contro l’università-fabbrica della città: per una nuova (con)ricerca sul diritto all’abitare.”

21 maggio

Calcio a 5  – 8/13 anni

ore 10 iscrizione squadre

ore 10,45 inizio torneo

ore 18 incontro

Il boicottaggio d’Israele come strumento di sostegno alla Resistenza Palestinese”

metropolizore 19.30

Spettacolo “Tracce Migranti” – compagnia teatrale Bakwè

ore 21

Dj D (dj set hip hop/dnb/jungle)

Ill Nano

Lab hip hop meticcio

Roovi e Dead Boys

De Lollis Audio Lab (Dj Set)

22 maggio

Calcio a 5 – 14/99 anni

ore 10 iscrizione squadre

ore 10,45 inizio torneo

-Basket/pallavolo

-Videoproiezioni sulla Palestina

-Cucina meticcia

INFO<

fb: Metropoliz lab

metropoliz@riseup.net

mediterraneoantirazzista.org

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Dalla parte di Metropoliz città meticcia!

DEFIl 27 marzo 2009 siamo entrati in questa fabbrica dismessa da oltre 20 anni. Sfidando lo spettacolo di totale abbandono delle sue strutture, abbiamo scelto di rimanere e di rigenerare questi spazi per inventarci una casa e per restituirli al contempo al quartiere di Tor Sapienza e alla sua storia. Tra queste mura che un tempo hanno ospitato la Fiorucci e le attività di allevamento, macellazione e insaccamento dei suini, oggi vivono 52 nuclei familiari che hanno recuperato i manufatti e li hanno resi abitabili, si sono mischiati tra loro con storie di vita e culture differenti. Veniamo dall’Africa, dall’Europa dell’Est, dall’America Latina, dall’Italia. Molti di noi sono rifugiati che il sistema corrotto dell’accoglienza non ha saputo tutelare, sfrattati che non hanno più potuto pagare il costo esorbitante degli affitti, rom che si sono ribellati alla ghettizzazione dei campi. Una realtà viva e complicata che si è arricchita della presenza del MAAM (Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia), un’esperienza che ha conquistato gli abitanti e il territorio, fornendo un’ulteriore difesa per quest’impresa coraggiosa.

Il tetto sulla testa ci ha consentito di organizzare la nostra vita con dignità e la dimensione di comunità che si è generata ha acceso nuove speranze. Oggi siamo 175 residenti, con 77 minori (27 tra gli 11 e i 18 anni, 50 sotto i 10 anni), e 8 bambini nati tra la fine del 2015 e i primi mesi del 2016. Vite in fermento dunque, che stanno realizzando dentro questo spazio occupato aspettative e desideri da concretizzare. L’esperienza della cucina meticcia, la gestione del riuso e del riciclo di materiali abbandonati, la ludoteca e il doposcuola, il progetto di ambulatorio pediatrico autogestito, il campo di calcio che ospita da diversi anni il Mediterraneo Antirazzista, gli eventi organizzati dal MAAM con il contributo di centinaia di artisti.

Tutto questo non può finire!

La proprietà, CA.SA. Srl di Caporlingua e Salini (il più grande general contractor italiano nel mondo), sta producendo forti pressioni per tornare in possesso dell’area, con l’intenzione di radere al suolo le nostre vite, 500 opere d’arte, un bene di archeologia industriale che custodisce un pezzo importante di memoria di un territorio minacciato dalla costruzione incontrollata di nuovi palazzi che rimangono disabitati, dal fiorire dei supermercati e dalla diffusione delle slot machine. La magistratura sembra schierarsi dalla loro parte, sia con un processo contro 4 attivisti dei movimenti per il diritto all’abitare accusati di occupazione e perfino di furto di corrente, sia con la denuncia di una grande parte degli abitanti che hanno ricevuto circa un mese fa l’elezione di domicilio e hanno dovuto nominarsi un avvocato di fiducia.

Il 10 maggio 2016 ci sarà un’udienza importante e tutti noi saremo a piazzale Clodio dalle ore 9 del mattino per animare la piazza antistante il tribunale con le esperienze che abitano e che attraversano questo spazio.

Non possiamo lasciare che la nostra storia venga cancellata dalle necessità speculative della rendita, dall’articolo 5 di un fallimentare “Piano casa” voluto da Lupi e da Renzi che invece di trovare soluzioni concrete per chi ha bisogno punisce chi occupa per necessità negandogli la residenza e l’allaccio delle utenze, dal pretenzioso ripristino di una legalità non disponibile a misurarsi con la legittimità dell’esperienza che si vuole condannare, in una città dove l’emergenza abitativa è un business che dura da oltre 20 anni e dove una delibera regionale che afferma la necessità di case popolari da recuperare attraverso il costruito, senza ulteriore consumo di suolo, rischia di rimanere inattuata per la miopia di amministrazioni che non sono in grado di misurarsi con comunità che stanno rigenerando in termini sociali e culturali le periferie.

Ti aspettiamo! Non mancare!

Le abitanti e gli abitanti di Metropoliz

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Sugli scogli di Ventimiglia affonda la Fortezza Europa. Indietro non si torna!

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E’ di questa mattina la notizia di un possibile sgombero del presidio “No borders” di ponte San Ludovico, dove da oltre 2 settimane un gruppo di migranti è accampato sugli scogli, al confine con la Francia. Sono donne e uomini, … Continua a leggere

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16/17 maggio Mediterraneo Antirazzista

mediterraneo2015web

Anche quest’anno è in arrivo la tappa romana del “Mediterraneo Antirazzista”, una manifestazione sportiva e culturale che vuole abbattere le tante frontiere interne ed esterne, materiali e immateriali, che generano separazione fra gli ultimi e guerra fra poveri.

Le caratteristiche meticce e popolari del Mediterraneo Antirazzista rappresentano la forza per l’allargamento delle relazioni tra diversi territori: dal centro storico di Palermo a rischio di gentrificazione alle periferie dello Zen, di Scampia e Tor Sapienza, passando per Milano, Genova, Catania e Lampedusa la voglia di riscatto di chi viene escluso dall’accesso alla casa, all’istruzione, allo sport, alla cultura, a una vita degna è in grado di rompere gli schemi consolidati che tendono a ghettizzare e reprimere quello che viene facilmente etichettato come devianza sociale, distante e in contrapposizione al cuore della città vetrina dove fioriscono banche, palazzi del potere, case lussuose, sedi dell’informazione e tribunali.
Il 16 e 17 maggio a Tor Sapienza, tra Metropoliz e la polisportiva del quartiere, e al Corto Circuito di Cinecittà si svolgeranno tornei di calcio, basket e volley che hanno al centro la solidarietà e l’incontro invece che la competizione.
Due giorni che vogliamo cogliere anche come occasione di confronto sul tema delle periferie a partire proprio da Tor Sapienza, un quartiere bollato dal mainstream come “quello dell’assalto razzista al centro d’accoglienza per i rifugiati”, ma di cui non si racconta l’emarginazione, la dispersione scolastica, la privazione dei servizi, la speculazione selvaggia.
Questa periferia meticcia dove Salvini e la destra xenofoba pensano di pescare a piene mani facendo leva su sentimenti contrastanti e strumentalizzabili può essere virus positivo e antidoto deciso contro il razzismo e il fascismo più o meno strisciante.
Durante il Mediterraneo Antirazzista vogliamo parlare dei nostri quartieri e della teppa che li abita, i cattivi da reprimere, da cui difendersi, contro cui è necessario innalzare barriere. Per continuare a costruire comunità solidali e mutualistiche in grado di affrontare forme di repressione sociale sempre più violente e rompere quelle divisioni utili agli affari e agli interessi del “mondo di sopra”.


programmamedwebProgramma: 

Tornei di calcio a 5, basket e volley

Sabato 16 Maggio 2015

dalle 10.00 alle 13.00 – Polisportiva Tor Sapienza

Calcio a 5 – Fase preliminare 16-99 anni

dalle 15.00 alle 19.00 – Metropoliz

Calcio a 5 – Fase conclusiva 16/99 anni

ore 18 dibattito: “La teppa. Periferie, antagonisti, stadi, migranti, comunqueteppa sempre colpevoli.”

ore 20 cena meticcia

ore 21 proiezione del web doc “4 stelle hotel” e del cortometraggio “Come un castello”

hiphopweb

 ore 22

RAP MILITANTE

Dj D (Dj set Jungle/HipHop/Roots) Laboratorio hip hop meticcio Stay Real/ Ill Nano/Più Rivolta

Picciotto (Gente Strana Posse) presenta il suo album “Piazza Connection”

PhilippOne (Internazionale Trash Ribelle) & N’Hash (breakbeat, dubstep, d’n’b’)

Domenica 17 maggio 2015

dalle 10.00 alle 13.00 – Metropoliz

Calcio a 5 – Fase preliminare 8/12 anni + 13/16 anni

dalle 14.00 alle 19.00 – Corto Circuito

Calcio a 5 – Finali 8/12 anni + 13/16 anni

Iscrizione ai tornei entro il 14 maggio: roma@mediterraneoantirazzista.org

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