“Not Here”_ dipingiamo la mappa degli spazi occupati

metz non here

“NOT HERE” è un’opera d’arte site specific che tutti possono facilmente riprodurre, formata da una croce di grandi dimensioni da dipingere a terra o su un tetto con al centro una scritta: “not here”.
L’obiettivo primario è che sia visibile dall’alto (ad es. dal satellite di Google Earth) come il segno su una mappa o un bersaglio. Per questo è dipinta di giallo (colore di “segnalazione” per eccellenza) ed è auspicabile che venga riprodotta nelle sua dimensione originale.
Se per vari motivi ciò non fosse possibile, a seconda della location, potrà essere realizzata in altre dimensioni sia più grandi che più piccole. Se le dimensioni dovessero essere ridotte sensibilmente, potrà essere anche dipinta su muri, su strade, davanti ad ingressi, e così via. Per le dimensioni più piccole sarà importante modificare leggermente le proporzioni della croce.
Suggeriamo, pertanto, di seguire attentamente le istruzioni e le proporzioni indicate qui di seguito.

not hereISTRUZIONI PER LA RIPRODUZIONE DELL’OPERA D’ARTE NELL’EPOCA DELLA SUA RIPRODUCIBILITA’ TECNICA

https://www.facebook.com/pages/NOT-HERE/612080075549489

http://www.maurocuppone.com/

NOT [ONLY] HERE
“Not Here” è il titolo dell’opera site specific che Mauro Cuppone ha realizzato il marzo scorso al MAAM, il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia. Una grande ics gialla pensata per essere vista dall’alto, un tempo la prospettiva di dio oggi quella di Google Earth. Non è un caso, forse, che la grande croce gialla sia stata collocata accanto al grande razzo costruito dai metropoliziani nell’ambito del cantiere cinematografico e d’arte “Space Metropoliz” per andare sulla luna. Metropoliz ha infatti più volte espresso il desiderio di vedere la Terra da un altrove esoplanetario.
Perché “Not Here”? Il senso delle opere di Cuppone non è mai univoco. Anzi, a ben vedere, tutti i lavori di questo artista, sempre incline al gioco, contengono una contraddizione. Così la croce gialla, che serve a segnalare un luogo come nelle mappe del tesoro (nello specifico un luogo “marginale” ma che vale la pena di scoprire), nega se stessa aggiungendo al tautologico HERE il NOT. Con questa mossa il senso del lavoro cambia. La croce diventa tacca di mira, bersaglio, indica piuttosto un luogo da cancellare, rimuovere, sgomberare, demolire, bombardare, con gli strumenti della guerra chirurgica; e la scritta assume il valore di una dichiarazione “politica”: non qui! Un “go home” rimandato al mittente da chi occupa per trovare una casa. Un’altra pernacchia, come la scritta FART realizzata a lettere cubitali da Mauro Cuppone sul tetto della ex Fiorucci! Questa volta il digitus impudicus è rivolto al Grande Fratello che ci scruta dall’alto. Perché Metropoliz, come un’isola di pirati (e qui tutto torna), è uno spazio autonomo, fosse pure solo temporaneamente per dirla con Hakim Bey.
Ora anche proporre la riproducibilità di un intervento site specific può sembrare una contraddizione in termini. Ma non lo è. Perché coglie la vocazione virale e politica del MAAM, esperimento singolare nato sulla via Prenestina che vorrebbe farsi plurale, farsi città.
Dipingere la mappa degli spazi occupati a Roma, replicando il “Not Here” di Mauro Cuppone su ogni edificio liberato e autogestito, vuol dire realizzare collettivamente un’opera d’arte a scala urbana. E gridare “una risata vi seppellirà” a chi sta cercando di criminalizzare la lotta per il diritto all’abitare. Forza Tutt*
Giorgio de Finis_ MAAM Museo dell’altro e dell’altrove di Metropoliz Città Meticcia

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