E’ di questa mattina la notizia di un possibile sgombero del presidio “No borders” di ponte San Ludovico, dove da oltre 2 settimane un gruppo di migranti è accampato sugli scogli, al confine con la Francia. Sono donne e uomini, in maggioranza siriani, eritrei, afghani, in fuga dall’Africa e dal Medio Oriente. Molti sono giovani, sbarcati da pochi giorni in Sicilia e subito rimessisi in viaggio verso la Gran Bretagna e il Nord europa per raggiungere amici e familiari. In fuga da guerre o persecuzioni, verso la libertà.
In una sessantina sotto il sole e in pieno Ramadan, sono diventati il simbolo della resistenza a quella guerra permanente che l’Europa gioca dentro e oltre i suoi confini, tenendo migliaia di vite in ostaggio di politiche neoliberiste basate su sfruttamento, controllo e repressione.
Corpi di donne e uomini fuggiti alle torture, sopravvissuti al deserto, alla Libia, al Canale di Sicilia, ora costretti a resistere nei tanti non luoghi di una Fortezza Europa che di fronte “all’emergenza umanitaria” ha risposto dando il via libera alla missione navale EuNavFor e continuando a innalzare muri e a fortificare barriere anti-migranti (l’ultima è quella tra Ungheria e Serbia).
Intanto si susseguono continui tentativi di attraversamento delle frontiere, ancora chiuse e presidiate a Ventimiglia, Calais, nel Brennero, con respingimenti e deportazioni in centri esistenti o in campi improvvisati dalla Croce Rossa. Ma anche iniziative di lotta che hanno visto protagonisti i rifugiati, come in Germania e in Francia, ponendo sul terreno conflittuale della riappropriazione il tema dell’accoglienza e dei bisogni primari.
“We are not going back”: è questo lo slogan che riecheggia in tutta Europa e che sta trasformando in un campo di battaglia corpi che resistono ad una violenza che intende trasformare le persone in numeri. Corpi indisponibili a tornare indietro, che rivendicano e provano a praticare la libertà di movimento, che sono diventati avamposto di una lotta comune dentro e contro l’Europa della finanza e dei mercati. Quei corpi che pongono un problema continuando a resistere e che per questo devono essere disciplinati, addomesticati, nascosti. Le mani in faccia delle forze dell’ordine sui profughi, da Ventimiglia a Tiburtina, rappresentano il rifiuto delle istanze di libertà di quella stessa Europa che ha affamato la Grecia, che ha dichiarato guerra ai poveri imponendo privatizzazioni e austerity, che reprime chi lotta nelle carceri e nei Cie, che aggredisce chi occupa per necessità con leggi che negano il diritto alla residenza.
Un’europa minuscola che invece di accogliere respinge. In mezzo al razzismo istituzionale e a una retorica fascio-leghista amplificata dai media mainstream che hanno reso Salvini e la sua ruspa il punto di riferimento delle paure trasformate in biechi sentimenti anti immigrati, all’insensatezza di azioni di sgombero come quello avvenuto a Roma a Ponte Mammolo, allo scoperchiamento di un sistema che ha fatto dell’accoglienza un business lucrando sulle vite umane, esiste ancora tanta solidarietà come si è visto a Ventimiglia, a Roma, Milano, prima risposta al generale e incontrollabile moral panic che si traduce nella altrettanto pericolosa quanto comoda guerra fra poveri. Ma si è visto anche spesso un atteggiamento caritatevole, che punta a negare le soggettività in movimento, preferendo elaborare attraverso la strada rassicurante dell’assistenzialismo e della dipendenza la violenza che quei corpi ci sbattono in faccia con la loro determinazione a non tornare indietro.
Il nostro orizzonte quindi non può che essere quello del sostegno all’autorganizzazione e a rilanciare il conflitto di una composizione sociale meticcia che non ha paura, come dimostrano Ventimiglia e Calais ma anche le lotte dentro le metropoli sulla casa, l’accoglienza e nei posti di lavoro, e che non è addomesticabile perché su di essa si sta giocando una partita politica, economica e militare che non può vederci in alcun modo complici ne inermi.
Sugli scogli per non lasciare impronte! Indietro non si torna!
Il racconto di 2 compagn* al ritorno dalla manifestazione di sabato 20 giugno a Ventimiglia
“Mentre Renzi e Hollande si fanno i selfie al padiglione Francia di Expo2015, da 10 giorni circa 250 migranti sono bloccati a Ventimiglia senza risposte; di questi 150 sono in attesa alla stazione centrale di Ventimiglia e altri 100 hanno costruito un campo sugli scogli a 20 m dal confine con la Francia a ridosso del Ponte San Ludovico.
Molti di questi ragazzi hanno provato a superare il confine più di 5 o 6 volte e altrettante sono le volte che la polizia francese li ha respinti. Mohamed e Rezaj, due 23enni afghani, mi hanno raccontato come la polizia francese dopo averli catturati al di là del confine, li ha rinchiusi in un camion rimasto parcheggiato su una collina finchè non è stato riempito e rispedito in Italia. Non sembrano così colpiti da questa cosa, forse perché per entrare in Europa da Patrasso, in Grecia, sono rimasti appesi sotto ai camion per più di 4 giorni.
Altri hanno inutilmente provato a superare il valico della morte, sentiero partigiano nascosto purtroppo ad oggi fortemente pattugliato dalle autorità francesi. Sono tanti i sudanesi del Darfur presenti, molti altri sono eritrei e dell’africa subsahariana occidentale. Diabi ha 25 anni e vuole raggiungere il resto della sua famiglia a Lilles, dopo che in Guinea ha rischiato di morire durante le proteste dell’anno scorso contro il presidente e capo militare Condè. Si è offerto di mostrarmi il campo allestito alla stazione centrale di Ventimiglia: brandine presidiate dalla polizia, teli sul pavimento nel corridoio davanti ai bagni e un andirivieni di vestiti, cibo e medicinali distribuiti presso i tendoni della croce rossa. Mi chiedono tutti cosa dicono i giornali e se ho notizie circa le intenzioni della Francia. Rispondo che ancora nessuno sa cosa fare, che Renzi e Hollande si sono incontrati a MilanoExpo e che invece di trovare una soluzione si sono fatti un selfie. Siamo tutti increduli.
Le foto che giravano qualche giorno fa, quelle delle “mani in faccia” per capirci, erano di uno sgombero forzato di un’aiuola vicino agli scogli dove alcuni dei migranti volevano solamente riposare la schiena all’ombra. Hanno sgomberato un’aiuola all’ombra. E hanno costretto le persone a rifugiarsi sugli scogli dove la polizia non rischia di entrare per evitare che qualcuno si lanci in mare in un gesto estremo di libertà”.
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“Cresce e aumenta il consenso alle destre in Europa. E ovunque noti terreno fertile, in tv, per le strade, in parlamento. Nell’aria discorsi banali mischiano ignoranza, rabbia, paura e banalità, e mostrano una volontà a non voler guardare in profondità ed ascoltare, a voler “proteggere” la propria capacità intellettiva dietro un Salvini di turno che semplifica tutto con una maglietta. L’Europa mostra la sua vera faccia in casa, la stessa che ha dai tempi del colonialismo, che si è lavata i capelli, si è truccata con i migliori cosmetici ma che rimane la stessa europa fascista e coloniale e amante del potere di disporre della vita o della morte. Salta fuori il malaffare italiano, le speculazioni fatte sulla pelle dei migranti, i trattati assurdi firmati dall’Italia solo perché qualcuno poteva così “mungere la vacca” per anni.. e ora tutto sembra scoppiarci sotto le mani. Si corre ai ripari: Salvini, la Lega, i muri, Frontex.
Autobus Catania-Roma
A Catania è normale per esempio disporre sugli autobus per Roma i migranti tutti insieme ai piani di sopra e i bianchi ai piani sotto, in segno di “protezione”.
Treno Roma-Genova
Pieno di polizia dentro, controlli dentro le cabine, ci chiedono i documenti. Girano di notte con le lucine entrando nelle cabine senza nemmeno bussare, ti svegliano con la luce accecante. E devi mantenere la calma, e ti chiedi come fanno loro, i migranti, a mantenerla.
Arrivati alla stazione di Ventimiglia, anche lì polizia. Vediamo i fratelli e le sorelle migranti, che hanno attraversato mille difficoltà e pericoli per raggiungere un’ Europa dove rappresentano quello che di più umano esiste, una ricchezza di esperienze e vissuto che potrebbe aiutarci a diventare qualcos’altro, migliore. Arriviamo abbastanza presto. Alla stazione si è montata un tendopoli della croce rossa. Ci dormono circa un centinaio di migranti, in attesa di passare la frontiera con la Francia. Arrivano in un via vai continuo viveri e vestiti. C’è chi dorme per terra, chi in brande.
Conosciamo Diabi , mi fa vedere la carta d’identità poiché lui parla solo il francese e io non capisco una parola. Ha 25 anni, e viene dalla Guinea, e non comprende perché proprio la Francia, il paese che li ha colonizzati, la sua lingua acquisita, gli chiude le frontiere. Lì si trova la sua famiglia, e vuole raggiungerla. Ci porta a fare un giro, dentro la stazione, nel tendone allestito dalla croce rossa, dentro le stanze della stazione dove alloggiano gli altri migranti che sperano e aspettano di passare il confine, un centinaio. Tutti ci chiedono che dice la Francia, se ci sono novità. E’ difficile rispondergli che non ce n’è nessuna..
Li invitiamo a partecipare alla manifestazione di solidarietà che si sarebbe tenuta il pomeriggio alle 2, non capiscono bene di che si tratta, ma sembrano incuriositi.
Andiamo al bar, e leggo una notizia sul giornale. Si parla della distruzione di 400 barconi in Libia, di svolta a destra dell’Europa, di un muro che si sta costruendo tra Ungheria e Serbia, e della vittoria del partito di destra alle elezioni in Danimarca… belle notizie, come fare a raccontargliele.. forse oggi non è il caso, oggi tocca far vedere che non sono soli e che c’è tanta gente venuta a Ventimiglia per sostenere la loro lotta! Al bar parliamo con il barista e con un po di gente del posto, e capiamo subito che la percezione del problema c’è, ce l’ hanno con l’Europa, unita solo quando si tratta di soldi, e divisa quando si tratta di difendere il fottuto benessere nel recintino conquistato con lo sfruttamento di popoli e dell’ambiente. Così come a Lampedusa, paesi di frontiera, gente solidale, nonostante gran parte della loro economia è rappresentata dal turismo.
Ventimiglia ci raccontano, è abituata alle migrazioni. Ma mai questa militarizzazione del paese, della frontiera, questi respingimenti continui, mai scene come quelle viste nelle scorse settimane durante lo sgombero della pineta vicino la frontiera. Si sono rafforzati i controlli, anche nei passaggi usati da partigiani e contrabbandieri. Ci dicono che le responsabilità sono dell’Italia, e dell’occidente per quello che hanno finora fatto in Africa, per le continue guerre che abbiamo sostenuto, ma sono preoccupati per la durata di questa situazione.
C’è un po’ di tensione nell’aria per l’arrivo “dei centri sociali”, dei “no tav”, per una manifestazione convocata “da fuori” … “gli equilibri lì al confine sono molto precari, la situazione è molto delicata, i migranti non vogliono che si alzi la tensione”. Li rassicuriamo, i media come sempre provano a criminalizzare le lotte.. sarebbe arrivata solo gente che sa quanto è importante la lotta che stanno portando avanti e vuole solidarizzare con loro. Che pensano che non debbano esistere frontiere e se ci sono tocca distruggerle.
Inizia l’assemblea sotto la pioggia, c’è gente, aumenta piano piano, e i migranti si avvicinano e ascoltano con interesse gli interventi, specie quelli in francese, che possono comprendere. Parte il corteo e vedo con piacere che Diabi è là davanti a reggere lo striscione d’ apertura “siamo tutti cittadini del mondo, no alle frontiere”. Vedo anche che chi era preoccupato inizia a rilassarsi, Ventimiglia non è abituata a manifestazioni del genere, ma c’è gente dai balconi che applaude.. i migranti non avevano parlato dapprima con gli organizzatori, ma siamo tutti contenti, soddisfatti, e anche se non si è scelto di arrivare agli scogli, di fare una forzatura, il corteo ha dato un po’ di forza a tutti.
La strada per arrivare al confine, dove ci sono i migranti che hanno scelto di rimanere sugli scogli dopo l’infame sgombero, è controllata, vari posti di blocco. La situazione lì è più dura. Non ci sono materassi, brande o stuoini.. solo scogli, cartone, lenzuola e teli e ombrelloni per coprirsi dal sole e dalla pioggia.. alla buona. E’ pericoloso.. tra uno scoglio e l’atro ci sono buche profonde.. azzardare uno sgombero lì sarebbe da pazzi.. non credo che i poliziotti rischierebbero di farsi male..
Ci accoglie una tenda con su scritto “we are not going back”, non torneremo indietro, quella scritta riesce a dare speranza a tutti. La frontiere è lì a pochi passi. C’è la crocerossa, vestiti, tanti, e cibo. E’ difficile quando non si parla la stessa lingua.. vorrei raccontargli di Roma, delle lotte che i loro fratelli stanno facendo adesso lì, e domandargli cos’hanno intenzione di fare..
Ma la domanda che sempre salta fuori da parte loro è se la Francia ha cambiato idea, se ci sono novità, se si parla di loro. Intanto un signore tiene un cartello con su scritto “non mi sento francese”. “La frontiera è li, a due passi, voi potete passare.. noi no. Perché?” A questo è difficile rispondere. Ci raccontano che alcuni ci sono riusciti a passare, ma la polizia francese ha intensificato i controlli, e quando li beccano li mettono nei container sui camion e aspettano di riempirli per riportarli a Ventimiglia, ciò significa ore ed ore sotto il sole, e ci raccontano che anche migranti che già da tempo stavano in Francia sono stati portati in Italia “a buffo”. Ma sono tutti convinti.. non si legge stanchezza ma tanta volontà a guardare avanti.
Momenti passati là insieme, accanto alla scogliera qualcuno ha montato una tenda o parcheggiato il camper per rimanere lì. Le chiacchiere, la cena insieme, l’infopoint con un computer a disposizione, pieno di ragazzi che si connettono a internet e caricano i telefoni per parlare con i parenti che li stanno aspettando. La sera si suonano i bongo e con alcuni ragazzi francesi e italiani che improvvisano un concertino con la chitarra si intona “we are not going back, we need to go, the sun in shining, the rain is raining..” tutto ciò rende meno faticosa la notte e il giorno che arriva.
Ma il pensiero costante è.. passeranno questa maledetta frontiera? E quanto tempo passerà?”
Voci da Ventimiglia contro la fortezza Europa